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Padre Pio e il Gargano

SAN PIO

a SAN GIOVANNI ROTONDO

http://www.teleradiopadrepio.it/

 

PADRE PIO, figlio di emigranti

“Cento Lire” dall’America per Padre Pio

 

genitori

Francesco Forgione (p. Pio) con i genitori

 

Pio  da Pietrelcina (Francesco Forgione) ha avuto a che fare con il problema che oggi tocca tante persone: l’emigrazione.

5 Ottobre 1901: è la data posta su una lettera che P. Pio, allora aveva 14 anni,manda a suo papà emigrato in America;

nello stesso giorno il Beato G.B. Scalabrini, “Padre dei migranti”,

così chiamato dal Papa, visita la città di Cleveland, negli Stati Uniti.

Chissà se Scalabrini abbia incontrato nei suoi viaggi nelle Americhe tra i tanti italiani anche Orazio (Grazio) Forgione, papà di P.Pio.

La frase che lo Scalabrini aveva sentito da un uomo nelle sue visite pastorali alla diocesi: “emigrare o rubare”, il papà di Padre Pio l’ha ripetuta tante volte ai suoi figli.

Grazio era un uomo di compagnia, con battute pronte, allegro, giusto e sveglio, dedito al lavoro.

Grazio di statura media, con occhi vivi, viveva la sua fede sinceramente, anche se non molto praticante e dal linguaggio non molto religioso;

cose che facevano rattristare il piccolo Francesco.

Zi’ Grazio decise di “spatriare”, di attraversare l’Oceano Atlantico, emigrando in America  perché il lavoro a Pietrelcina non bastava a far studiare i figli.

Cercò fortuna nel nuovo mondo.

Le emigrazioni si erano aperte solo da pochi anni e già tanti paesani erano partiti.

Dopo lunghe settimane di silenzio il signor Forgione diede notizie di sé:

stava bene e lavorava in una farm (fattoria), poi in seguito divenne boss (capo-operaio).

Padre Pio diceva spesso con commozione: “Mio padre varcò due volte l’oceano per farmi fare monaco”.

La prima volta quando Francesco era adolescente, senza molta fortuna;

la seconda volta in America del Sud, alla vigilia della ordinazione sacerdotale di P. Pio, e questa volta tornò con un po’ di fortuna in tasca.

La prima volta a mantenere i contatti con il padre in America era proprio Francesco, l’unico in famiglia che sapeva scrivere.

Il papà Orazio dirigeva da lontano attraverso il figlio Francesco la sua famiglia e i suoi campi e si lamentava se gli sembrava che qualcosa in casa non andasse secondo la sua volontà. 

Francesco era rispettoso di suo padre e in chiusura di lettera gli baciava la mano dandogli del voi; e si firmava: “Vostro ubbidientissimo figlio”.

 

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giovane Francesco

 

Il futuro Padre Pio nelle sue lettere al papà in America scriveva informazioni sulle colture e i raccolti, parlava degli altri familiari: il fratello maggiore Michele lavorava sodo e non dava dispiaceri alla madre; le sorelle erano sempre seguite dalla vigilanza della mamma o del fratello maggiore.

L’adolescente Francesco, 14 anni, non mancava di scrivere al papà:

Io continuo le preghiere alla nostra bella Vergine perché tutto vada bene e tu possa tornare in famiglia sano e salvo”.

Francesco fu sempre riconoscente per la dura fatica del papà emigrato in terra lontanissima per il bene della sua famiglia.

I soldi che mandava papà Grazio servivano soprattutto per pagare  alcuni debiti fatti e il maestro di  Francesco: cinque lire al mese, somma necessaria  per comprare 25 chili di grano, tanto per quei tempi.

Solo Francesco aveva l’incarico di andare alla posta a riscuotere l’assegno, con i sudati denari, che il padre mandava, essendo l’unico in famiglia che sapesse firmare.

Ma le notizie sugli studi di Francesco non erano buone.

“Che cosa scriverai a tuo padre che per te è emigrato in America per farti studiare per farti monaco?” diceva la mamma a Francesco.

 

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mamma Peppa e papà Grazio

 

Nella lettera del  5 Ottobre 1901 Francesco dunque assicurava il papà che lavorava in America:”Ora mi trovo sotto la guida del nuovo maestro, m’accorgo di progredire di giorno in giorno, per cui siamo contentissimi tanto io che la mamma”.

In questo stesso periodo Francesco era andato a Pompei in gita e confessa nella lettera di aver sciupato alcune lire scrivendo:

“Circa la lagnanza fatta alla mamma per la mia andata a Pompei, avete mille ragioni…E’ vero che ho sciupato alcune lire, ma ora vi prometto di guadagnarmele con lo studio”.

“Però dovete pensare – soggiunse – che l’anno venturo, a Dio piacendo, finiranno tutte le feste e i divertimenti per me, perché abbandonerò questa vita per abbracciarne un’altra migliore”.

Papà Grazio, dopo lunghi mesi di duro lavoro, ritorna con …le “cento lire”!

Tutta la ricchezza conquistata nel paese di America era servita a  tranquillizzare la coscienza di Grazio per avere pagato i debiti e aver fatto fare“monaco” il figlio Francesco.

Il sacrificio dell’ ”americano” dall’accento beneventano ha contribuito a dare al mondo il “Santo” Padre Pio da Pietrelcina.

 

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Parafrasando una vecchia canzone migratoria:

“Papà mio dammi cento lire che santo voglio diventar”.

Chissà che i sacrifici di tanti emigrati di tutte le etnie, anche i milioni di stranieri presenti in Italia  contribuiscano a far “studiare” altri futuri santi come Padre Pio.   (paF)

 

 

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